Arriva il weekend - seconda settimana dal lancio di "Dossier Hamer" - ed è ancora una volta tempo di bilanci.
Giovedì ha scritto del libro il giornalista de "Il Foglio" Maurizio Stefanini, nell'articolo "La bufala omicida della medicina hameriana (che piaceva a Grillo)". No, non piaceva a Grillo - che anzi, interrogato in merito a fine spettacolo dai maggiori seguaci di Hamer in Italia, ha risposto 'ma no, è un buco nero, lascia stare' - come è poi riportato correttamente nell'articolo, a differenza del titolo. E no, lo stesso Hamer disdegna eccome le contaminazioni - si veda tutto il casino che ha piantato all'associazione ALBA per aver introdotto nei loro corsi le costellazioni familiari di Hellinger. E sì, mi chiamo D'Amato, non D'Amico. Ma al di là di questo, un ottimo articolo che spero abbia quantomeno spinto alla riflessione i lettori de Il Foglio.
Mercoledì Fatti e Misfatti di Paolo Liguori ha visto l'intervento del professor Giuseppe Remuzzi, che già aveva scritto un bellissimo articolo su Dossier Hamer, sulla Nuova Medicina Germanica e sul perché alcune persone ne cadono preda. Ho potuto brevemente dire la mia sul caso di Germana Durando, medico omeopata condannata in primo grado a due anni e sei mesi per la morte della sua paziente Marina Lallo, una storia che racconto nel dettaglio nel mio libro. Di questa sentenza ne parlerò presto.
Ma la soddisfazione più grande, lasciatemelo dire, è arrivata Sylvie Coyaud, una dei pochi colleghi che ammiro, una giornalista che da anni continua a fare informazione scientifica nel desolante panorama italiano - e lo fa sempre in punta di penna, senza risparmiare colpi a nessuno. Lunedì, Sylvie ha scritto sul suo blog "Ocasapiens" ospitato da D - La Repubblica di come nel mio libro io abbia raccontato "le lucrose imprese spesso di iscritti all'Ordine dei medici come omeopati o all'Ordine degli psicologi o dei giornalisti." E aggiunge:
Il libro fa star male perché i protagonisti sono le vittime, anch'esse con un dossier clinico, e i parenti che cercano un po' di giustizia, di prevenire altri omicidi senza riuscirci.
Fanno star male l'impunità dei ciarlatani garantita da uno Stato che non ne reprime gli abusi e viola le proprie leggi; da una stampa che non smentisce le proprie bufale; da una giustizia lenta e distratta che lascia decorrere i termini, condona, concede patteggiamenti generosi: quattro mesi di carcere con la sospensione della pena e il ciarlatano che torna subito a lucrare con il sostegno di qualche associazione.
Eccola, di nuovo, la giornalista che nella sua lunga carriera ne ha viste di ogni e ancora ha la forza per non capacitarsi di come enti preposti alla tutela del bene pubblico vengano meno al proprio dovere. E sottolinea, centrando in pieno il delicato equilibrio che ho cercato di mantenere in "Dossier Hamer":
Ci vuol coraggio per raccogliere le prove e talento per farle leggere anche quando lo stomaco s'annoda e vien voglia di gridare.
Per fortuna Ilario D'Amato ha deciso di "devolvere parte del ricavato della vendita di Dossier Hamer, tramite una quota fissa mensile, alla Cancer Research UK - la charity indipendente sul cancro più grande del mondo - e a Macmillan, una charity che supporta i malati oncologici."
Così si sta un po' meglio, ma se ne comprate una copia prestatela lo stesso, per favore, potrebbe prevenire altri omicidi.
Sylvie ha poi dedicato venerdì un'intera puntata di Le Oche, su Radio Popolare, a Dossier Hamer (parlandone poi ancora sul suo blog) - nella giornata mondiale del diritto alla salute. Un diritto che non può esistere senza un'informazione corretta che faccia da preludio ad una scelta davvero informata. E di questo ne siamo responsabili tutti, giornalisti in primis ma anche semplici 'utenti' che condividono una bufala medica sui social media. Che non sono il male, anzi: al massimo una lente di ingrandimento, e per questo le responsabilità delle nostre azioni raddoppiano su quel mezzo.
Ed è il turno, ora, degli imbecilli. "Medicine alternative anti cancro, scontro tra pro e contro: chi ha ragione?" titola Il Sussidiario. Beh, ha ragione chi riesce a dimostrare, documenti alla mano, le proprie ragioni. Dov'è l'imbecillità? Nel dare spazio alle parole della ex-soubrette Eleonora Brigliadori e di Daniela Martani, che nel suo curriculum vanta una partecipazione al "Grande Fratello". Si dà conto delle parole di una donna che dice di essersi "curata da un cancro senza chemioterapia", ma non lo ha mai dimostrato.
Si dà risalto alle parole di un'altra donna che dice in faccia a Rudy Lallo, fratello di Marina - la vittima di Germana Durando, secondo il giudice di primo grado - nonché medico, che "non si può dire che l'unica cura contro il cancro sia la chemioterapia". E chi l'ha mai detto? La parola 'tumore' è estremamente ampia, e per alcuni tipi di cancro la chemioterapia serve solo a ridurre la massa, o in rari casi a nulla. Ma nel caso di Eleonora Bottaro, ad esempio, l'avrebbe curata con l'80% di probabilità. Che sono sempre più del 100% di probabilità di morire senza farla, come purtroppo è accaduto.
L'imbecillità è quella di creare un falso scontro tra "pro e contro" che non ha dignità di esistere, perché non esiste 'dibattito' sul fatto che i vaccini causino o meno l'autismo, che l'uomo sia o meno responsabile del riscaldamento globale, se la Nuova Medicina Germanica sia valida o no. L'imbecillità è quella di mettere sullo stesso piano le opinioni personali di una persona che non ha alcuna preparazione medico-scientifica con quello che la comunità medica conosce - e sa perché frutto di migliaia di studi scientifici verificabili da chiunque ne abbia competenza.
Ignorare tutto questo in nome di una presunta "libertà di parola" significa ignorare che questa libertà è tale solo se ci si assume la responsabilità di quello che si dice. E compito dei giornalisti è quello di informare, non fare da megafono acritico. Lo so, lo ripeto da anni. Ma se Sylvie non ha perso l'entusiasmo per ridare dignità a questo mestiere, chi sono io per fermarmi proprio adesso?