Condannati i coniugi Bottaro

Leggo molti commenti in seguito alla condanna dei genitori di Eleonora Bottaro, la ragazzina morta per una leucemia (con altissime probabilità di cura con la medicina scientifica) che ha seguito invece le teorie di Hamer, della quale parlo estesamente in #DossierHamer.

Ricordo che si tratta di una sentenza di secondo grado che ribalta la prima, e che le motivazioni non sono state depositate. Personalmente, credo che sia meglio aspettare per avere più elementi a disposizione, prima di cadere nella solita trappola della polarizzazione e della forte emotività.

Una sola cosa vorrei dire ora, però. Il padre di Eleonora è stato uno dei riferimenti hameriani in Italia: sono ANNI che scrivo della pericolosità di queste teorie; sono ANNI che faccio nomi e cognomi di "terapeuti" e medici (tuttora regolarmente iscritti ai loro Ordini) che hanno sostenuto e sostengono queste teorie, alla luce del sole; sono ANNI che denuncio tutto alle autorità competenti, che nella stragrande maggioranza dei casi mi vedono come un fastidio al loro quieto vivere.

E allora a cosa serve piangere un giorno per vomitare insulti su due genitori che hanno perso entrambi i figli? Non sarebbe meglio indirizzare questa rabbia verso chi potrebbe fare qualcosa per fermare questo strazio e invece non fa nulla?

Qui un post chiarissimo in tal senso del signor Bottaro, dopo il mio intervento a "MiManda Raitre" del maggio 2011.

Ilario: Ilario D’Amato è giornalista professionista e digital manager per Royal Star & Garter, una fondazione benefica che si prende cura di veterani disabili o affetti da demenza. In passato è stato multimedia editor per The Climate Group, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si occupa di cambiamento climatico. Laureatosi in scienze della comunicazione all’università di Salerno nel 2011, ha conseguito con merito un master in giornalismo internazionale alla City, University of London nel 2013 ed un master in comunicazione per lo sviluppo all’università di Malmö nel 2017. Vive a Londra, dove ha ottenuto stage presso il Bureau of Investigative Journalism e il «Sunday Times».
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